Quando l’Oltrepò era “set” di film d’arte: Rea e Bressana, location di “Paura e Amore” (1988), trasposizione di “Tre Sorelle” di Anton Cechov

REA – Nel 1988 la regista tedesca Margherethe von Trotta (da molti accreditata come l’erede del cineasta Rainer W. Fassbinder, uno dei massimi esponenti del nuovo cinema germanico degli anni ‘70 e ‘80) arrivò a Pavia per trasportare sul grande schermo l’adattamento cinematografico dell’opera “Tre Sorelle” di Anton Čechov. Per realizzare questo ambizioso progetto si avvalse della collaborazione alla sceneggiatura della scrittrice, poetessa e saggista Dacia Maraini (Premio Campiello, Premio Strega, ecc.) e di un cast notevole, nel quale fra alcuni volti noti del Cinema europeo (Fanny Ardant, Greta Sacchi, Peter Simonischek) spiccavano dei giovani Sergio Castellitto, Valeria Golino e Paolo Handel. Castellitto era stato appena consacrato al grande pubblico dopo aver ricevuto una parte nel film “La Famiglia” di Ettore Scola, la Golino aveva solo 23 anni ma nello stesso periodo fu chiamata oltreoceano sul set di “Rain Man” di Barry Levinson (con Tom Cruise e Dustin Hoffman), mentre Paolo Hendel all’epoca era più noto per la realizzazione di spettacoli teatrali e non ancora per il futuro irriverente personaggio del “CarCarlo Pravettoni” televisivo.

Ambientato 8 anni prima, esattamente nel 1980, in un’epoca nella quale anche su Pavia e sugli ambienti universitari soffiava aria di contestazione e di lotta armata, il film narra le vicende di Velia (Ardant), professoressa all’università pavese ed ex militante sessantottina; Maria (Sacchi), la sorella più bella, sposata e casalinga; Sandra (Golino), studentessa in medicina e appassionata di ecologia. Le due nubili abitano nella casa paterna col fratello Roberto (Castellitto), aspirante violinista. Durante la cena per il diciottesimo compleanno di Sandra, iniziano a delinearsi importanti avvenimenti per tutti i personaggi (amori, tradimenti, tragedie e disillusioni) che da lì a pochi anni cambieranno il corso delle loro vite.

La pellicola (presentata al Festival di Cannes del 1988) per i tutti i 105 minuti di durata conserva (ovviamente) un impianto fortemente teatrale, nonostante la presenza di alcune bellissime scene in esterno, come le sequenze girate in Pavia (Università, centro storico e Borgo Ticino), nei pressi del Ponte delle Barche di Bereguardo e quelle “al di qua” del fiume, ovvero nel centro della piccola Rea e nelle campagne di Bressana Bottarone. Lo stile oscilla volutamente tra commedia e dramma, toccando la tragedia e la disperazione, ma senza immergervisi troppo come era successo per altre pellicole “pavesi” precedenti, come “Fantasma d’Amore” del 1981 o l’ancora più amaro “I Sogni nel Cassetto” del 1957.

“Paura e Amore” è un’opera completamente anti-commerciale e lontana dall’azione, che si sofferma più su riflessioni cechoviane profonde (“la felicità non esiste, esiste solo il desiderio di averla” come dice Massimo / Peter Simonischek a un’amata-disamata Maria / Greta Sacchi), sul desiderio di vivere (e poi di raccontare) esperienze sentimentali, ma soprattutto sul profondo atavico bisogno di amare e di essere amati. Il casale di campagna, “set” degli incontri amorosi di Maria (Scacchi) e di Massimo (Simonischek), è l’ex Cascina Cassero (oggi ridotto a ruderi), che si trova lungo la strada arginale che collega Bressana con Rea subito dopo località Ca’ Bella. La cabina telefonica, invece, nella quale Massimo (Simonischek) inscena la telefonata alla ex moglie si trovava in Piazza del Municipio (piazza Busoni) a Rea: in quelle sequenze si vedono distintamente il Palazzo del Comune e (cfr. foto allegata) la dirimpettaia Chiesa di San Lorenzo. Streaming gratuito del film a: https://www.youtube.com/watch?v=96oxupRH3So

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