Siccità, mancano 3 miliardi di metri cubi d’acqua. Il fiume Po in secca al Ponte della Becca è sceso a -3,23 metri, più basso che a Ferragosto

PONTE DELLA BECCA – Per l’assenza di pioggia e neve in Lombardia mancano all’appello quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari al 56,8% in meno rispetto al quantitativo medio delle riserve idriche. È l’allarme lanciato da Coldiretti sulla base dei dati Arpa Lombardia, nel sottolineare che quello che si sta per concludere sarà ricordato come l’inverno più mite e secco degli ultimi 30 anni.

“Una situazione che mette in serio pericolo le produzioni nelle campagne – sottolinea Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – dove le coltivazioni seminate in autunno come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità. Ma a preoccupare è anche per le ormai prossime semine di mais e riso: con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero essere più che problematiche”.

Il fiume Po in secca al Ponte della Becca – spiega Coldiretti Pavia – è sceso a -3,23 metri, più basso che a Ferragosto ed è rappresentativo della situazione di sofferenza in cui versano tutti i principali corsi d’acqua al nord come d’estate ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 6% di quello di Como al 31% del Maggiore, secondo il monitoraggio della Coldiretti.

Un quadro che conferma come la siccità sia diventata anche in provincia di Pavia una calamità che sta mettendo sempre più a rischio i raccolti. In questo scenario – continua Coldiretti Pavia – vanno rivisti i termini per l’applicazione del deflusso ecologico che si vuole introdurre in Lombardia. Pensato per raggiungere obiettivi ambientali stabiliti nelle direttive europee – precisa la Coldiretti – così come è stato definito non tiene in dovuta considerazione i cambiamenti climatici, con gli effetti della tendenza alla tropicalizzazione che si stanno verificando sui nostri territori.

Se venisse applicato senza gli opportuni aggiustamenti – continua la Coldiretti – rischierebbe di compromettere il regolare lavoro nelle campagne con conseguenze negative sia sulla produzione di cibo sia sugli stessi risultati che si prefigge di ottenere. Nei campi, infatti, l’acqua viene in parte utilizzata per le colture agricole per poi essere restituita alle falde, preservando così la salute dei terreni. Senza considerare che la presenza della risorsa idrica nella rete di fossi e canali di cui la Lombardia è ricca contribuisce al mantenimento di habitat ecologici custodi di biodiversità.

“Il Covid e l’attuale guerra in Ucraina – spiega ancora Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia – stanno evidenziando la centralità del cibo e della sovranità alimentare come cardine strategico per la sicurezza, soprattutto in un Paese deficitario come l’Italia. Bisogna quindi agire su tutti i fronti possibili per evitare un’ulteriore contrazione della produttività agricola. Ci auguriamo quindi – continua il Presidente di Coldiretti Pavia – che l’attuale discussione in corso sull’imminente applicazione del nuovo deflusso ecologico tenga in dovuta considerazione l’impatto dei cambiamenti climatici e di uno scenario internazionale profondamente mutato rispetto a quello di poco tempo fa”.

Senza acqua – conclude Coldiretti Pavia – non solo non ci può essere produzione di cibo ma si andrebbe incontro all’abbandono delle campagne, con impatti negativi a livello paesaggistico, di presidio del territorio e di prevenzione contro fenomeni di dissesto.

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