I lucci italici del lago di Trebecco

ZAVATTARELLO La diga del Molato è uno sbarramento artificiale edificato dal 1921 al 1928 sul torrente Tidone, essa dà origine al lago di Trebecco che a pieno regime può contenere 10 ML di metri cubi d’acqua, geograficamente è situato tra le provincie di Piacenza e Pavia.

Oltre al torrente Tidone alcuni altri torrenti alimentano le acque del lago: il Morcione ed altri minori quali il fosso della Fega, il rio Cabarato, il fosso del Vago e quello delle Carrare.

L’impianto viene sfruttato per produrre energia elettrica rinnovabile e pulita ed in tempi di siccità, come è stato nelle estati scorse, rappresenta anche una preziosissima riserva d’acqua.

L’ opera è quindi un capolavoro che nei decenni si è ben integrata nella natura circostante, diventando uno scrigno prezioso di biodiversità. Molte specie di uccelli stanziali e di passo popolano il lago, tra questi i rari Svassi, Tuffetti, Mignattini, Merli acquaioli e Astori. Risorsa non meno preziosa sotto il profilo della bioconservazione è la fauna ittica presente nel lago.

“Questo invaso ospita delle specie di pesci in grave pericolo di estinzione, la più importante di tutte è sicuramente il Luccio Italico (Esox cisalpinus). Questo predatore all’apice della catena alimentare era una volta estremamente diffuso in tutti i laghi, stagnI e fiumi del nostro territorio. – spiega Marco Preda – Come per tutti i predatori il ruolo svolto da questo pesce è fondamentale per la regolazione dell’ittofauna, nutrendosi infatti dei pesci più deboli o malati contribuisce a far sì che solamente gli esemplari più forti e sani delle sue prede sopravvivano, migliorando la razza delle stesse”.

“Essendo nato da uno sbarramento artificiale il lago di Trebecco è soggetto a manovre idrauliche che ne prevedono periodici svasi sino a completo svuotamento, con danni devastanti per l’ittofauna presente. Solo grazie ad associazioni di Pescatori come lo Spinning Club Italia sez. Piacenza questa fauna è stata in parte recuperata e ricollocata in altri bacini, per poi essere reimmessa nell’ invaso non appena i livelli e le condizioni generali ne permettessero la reintroduzione. – Continua Marco Preda – Ci si domanda come possa essere possibile che la tutela dell’ittofauna non rappresenti un’assoluta priorità anteposta ad ogni altra pratica manutentiva, che dovrebbe poter comunque essere svolta senza devastare le comunità di pesci rari presenti”.

“Va ricordato che solo nelle acque collinari non sono arrivate quelle specie alloctone, in primis pesce siluro (Silurus glanis), che hanno letteralmente devastato la fauna ittica originaria nei grandi e medi fiumi e laghi lombardi. – Sottolinea Marco Preda – Ci aspettiamo che gli enti coinvolti e le Istituzioni territoriali preposte trovino al più presto il modo di preservare questi ecosistemi, perché le specie una volta scomparse da certi luoghi lo sono per sempre. Questo testo nasce nell’ambito dell’Associazione T.A.B.U. (Tutela ambiente biologico universale) nata nel 1996 per iniziativa del Prof. Vincenzo Caprioli che ne è stato presidente per molti anni”.

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