Il ricordo di Donato Lanfranchi di quei giorni di prigionia in Germania

FORTUNAGO – Un aperitivo con il sindaco per non dimenticare quei giorni drammatici di prigionia e sofferenza che lo hanno visto protagonista. Donato Lanfranchi oggi ha 98 anni e vive con la figlia Grazia nella frazione Sant’Eusebio di Fortunago. E’ ancora lucidissimo e racconta, quasi fosse ieri, i giorni di prigionia in Germania. In occasione del 79esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento e sterminio Lanfranchi brinda con suo nipote Pier Achille, il sindaco di Fortunago, e con la figlia Grazia.

Tiene in mano un quadernetto nero e i fogli a righe scritto a Lorrach, nei pressi di Friburgo, nel campo di Mullhaim presidiato dai partigiani francesi dopo aver riconquistato la libertà e in attesa di ritornare nel suo Oltrepo. Donato fu deportato in Germania insieme al fratello Primo (il papà di Pier Achille scomparso qualche anno fa) e racconta: “Fummo fatti prigionieri a Fortunago ad ottobre del 1944 e quello segnò l’inizio della nostra avventura in un campo di lavoro in Germania. Dovevamo riattivare una vecchia fabbrica di cemento che era stata danneggiata dai bombardamenti a Hoiersdorf”.

“Lavoravamo oltre 12 ore al giorno a volte con temperatura di anche 24 gradi sotto zero dove era quasi impossibile resistere. Ci servivano – racconta ancora Donato Lanfranchi – una minestra nella quale galleggiavano pezzi di carote o crauti a mezzogiorno e una fetta di pane alla sera. La nostra situazione era veramente molto difficile e non avevamo nessun contatto con le nostre famiglie. L’11 aprile 1945 arrivarono al campo i primi soldati americani: era lo spiraglio di luce dopo mesi drammatici”.

Il Oggi Donato Lanfranchi sorride: è sopravvissuto a giorni difficili, a giorni in cui non sapeva se sarebbe riuscito a tornare a casa vivo. “Ogni giorno avevamo notizie di uomini che venivano uccisi – conclude nel suo racconto Donato Lanfranchi -. Camminavamo trascinando gli zoccoli nella neve. Sentivamo il cannone sparare e non sapevamo come sarebbe finita. Fortunatamente io e mio fratello riuscimmo a sopravvivere e a rincasare e oggi posso raccontare di essere stata una persona fortunata”.

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