Obiettivo “cinghiali zero” nella zona collinare e montana dell’Oltrepo pavese per debellare la peste suina

VARZI Obiettivo ‘cinghiali zero’ nella zona collinare e montana dell’Oltrepo pavese per debellare la peste suina. E’ quanto emerso dall’incontro con i cacciatori andato in scena in Comunità montana nella tarda serata di giovedì con i responsabili di Ats Pavia e Milano, la Polizia provinciale e i funzionari di Regione Lombardia. I cacciatori durante l’incontro hanno ottenuto anche il via libera per poter abbattere i cinghiali, ma senza la possibilità di utilizzare i cani. Vietata anche l’attività di caccia collettiva. Resta il divieto assoluto dell’utilizzo dei cani in quanto sarebbero dei veicoli di contagio della peste suina che potrebbe svilupparsi velocemente nella zona di pianura andando a devastare gli allevamenti di suini presenti soprattutto nel mantovano e nel cremonese.

La caccia prima della peste suina.
Prima della diffusione della peste suina venivano organizzate quelle che tradizionalmente vengono chiamate battute di caccia al cinghiale. Una tecnica di caccia “collettiva”, basata sulla collaborazione tra i cacciatori della squadra e i cosiddetti “canettieri” ovvero i conduttori dei cani che hanno il compito di spingere i cinghiali verso i cacciatori. La battuta è una forma di caccia collettiva al punto che, normalmente i cinghiali abbattuti si contano “per squadre” e non per singolo cacciatore. Ogni squadra è composta in media da 20-30 cacciatori. Esistono anche la “girata” e la caccia di selezione. Entrambe queste tecniche in provincia di Pavia si possono praticare solo nelle aziende faunistiche, le riserve, e non in terreni liberi. Nella girata i cacciatori (di solito da 3 a 5) hanno un solo cane che segue la pista del cinghiale e lo fa “girare” verso i cacciatori. Nella caccia di selezione, invece, il cacciatore aspetta da un’altana il cinghiale attirato di solito con esche di cibo.

La caccia oggi.
Prima del ritrovamento di due carcasse di cinghiale affetti da peste suina, uno a Bagnaria e uno a Ponte Nizza, era stata vietata l’attività venatoria collettiva, effettuata con più di 3 operatori, di qualsiasi tipologia, l’attività di addestramento cani e l’attività venatoria nei confronti della specie cinghiale. “Oggi invece – sottolinea con soddisfazione Gabriele Scabini, presidente dell’Ambito territoriale caccia 5 di Varzi – durante l’incontro in Comunità montana siamo riusciti ad ottenere il permesso di poter utilizzare anche i cacciatori degli ambiti coinvolti nella zona di restrizione per l’attività di contenimento della peste suina”. Questo significa che oltre alla Polizia provinciale anche i cacciatori che hanno effettuato il corso di biosicurezza possono cacciare i cinghiali ma nel limite massimo di tre persone e senza cani.

“L’utilizzo dei cani ovviamente non è stato autorizzato – sottolinea ancora Scabini – in quanto sarebbe un trasmettitore della peste suina che rischierebbe di coinvolgere un territorio molto vasto. Se nella fascia collinare e montana della Valle Staffora di notte si sentiranno degli spari questo è dovuto solo ed esclusivamente perchè si sta cercando di debellare questa malattia. E per farlo – conclude il presidente dell’Atc 5 – sarà necessario abbattere tutti i cinghiali attualmente presenti nel nostro territorio. Fatto questo, in futuro si potrà reintrodurre il cinghiale da un nuovo ceppo non infetto e si potrà così riprendere l’attività venatoria”.

In base all’ultimo censimento effettuato dall’ambito territoriale caccia nel territorio collinare e montano dell’Oltrepo dovrebbero essere presenti quattro cinghiali per chilometro quadrato. Gli 11 comuni che fanno parte della zona di ‘Restrizione II’ hanno una densità complessiva di circa 250 chilometri quadrati. Il che significa che, già come era stato stabilito nelle scorse settimane, quest’area è popolata da poco più di 1000 cinghiali.

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