Salta per il terzo anno consecutivo il Carnevale Bianco di Cegni. Troppi anziani in paese a rischio contagio

SANTA MARGHERITA DI STAFFORA – “C’è ancora gente chiusa in casa perchè contagiata dal Coronavirus. Fare festa e portare in paese oltre 1000 persone significherebbe amplificare il numero dei contagi”. Salta così per il terzo anno consecutivo il Carnevale Bianco di Cegni. Non ha avuto dubbi il presidente degli Oriundi di questo piccolo borgo dell’alta Valle Staffora, Giancarlo Zanocco, ad annullare la manifestazione ferma all’edizione numero 48 che andò in scena nel 2019.

“Prima di tutto – spiega Zanocco – viene la salute delle persone, poi i festeggiamenti. Conoscendo la tradizione del Carnevale e il fatto che nella piccola piazzetta si sarebbero concentrate migliaia di persone per assistere al ballo e ai canti popolari abbiamo preferito rinunciare”. Già perchè a Cegni tradizione vuole che per assistere alle celebrazioni per il matrimonio del Brutto e di sua Moglie, con tanto di balli e musiche delle quattro province, si riversano nella piazzetta antistante la chiesa migliaia di persone. Una calca che in un periodo così delicato amplificherebbe inevitabilmente il rischio di contagi. Come se non bastasse alcune delle donne di Cegni che tradizionalmente sono ai fornelli per preparare i prelibati ravioli al brasato hanno qualche problema di salute.

“Insomma un insieme di cose – spiega ancora Zanocco – che ci hanno fatto prendere la decisione di rinviare ancora per un anno questa festa. Per il 2023 ci metteremo a tavolino per cercare di organizzare un evento in grande stile, come abbiamo sempre fatto”. E pensare che in primavera la macchina organizzativa, in considerazione proprio del calo dei contagi, si era già messa all’opera per cercare di ripristinare l’evento. Qualche settimana fa la pandemia si è però ripresentata a Cegni con ben tre persone in isolamento nelle proprie abitazioni. Un campanello d’allarme avvertito dagli organizzatori che alla fine hanno deciso di annullare l’evento.

“Il nostro paese è abitato principalmente da anziani – conclude il presidente degli Oriundi, Zanocco -. Per questo motivo non ce la siamo sentiti di organizzare la manifestazione mettendo in pericolo le persone più fragili”. Basta pensare che Cegni in inverno è popolata da poco più di 50 persone mentre in estate si riaprono le case e si superano i 300 abitanti.

“Senza ombra di dubbio il carnevale di Cegni è la manifestazione più importante organizzata nel comune – sottolinea il sindaco di Santa Margherita di Staffora, Andrea Gandolfi -. Apprezziamo il grande senso di responsabilità da parte dell’associazione che organizza questo evento. Così facendo si va a salvaguardare gli anziani del nostro paese. So bene che dalle altre parte tante feste sono state ripristinate – conclude Gandolfi – ma Cegni è un paese piccolo e contenere migliaia di persone in un momento ancora precario diventa rischioso”.

LA STORIA DEL CARNEVALE BIANCO – Capace di richiamare oltre 2mila persone e di spadellare oltre 30mila ravioli. Bastano questi numeri per far capire l’importanza, non solo per Cegni ma per tutto l’Appennino, del Carnevale bianco. Una manifestazione che dopo aver soffiato su 48 candeline, nel 2019, per il terzo anno consecutivo viene annullato per il Coronavirus. il Carnevale bianco è una festa dalle origini antichissime che va in scena nel piccolo paese della Valle Staffora il giorno dopo Ferragosto. Una storia che è un esempio riuscito di recupero della memoria popolare, nonché un’iniziativa che riesce, anche solo una volta all’anno, a richiamare in un luogo altrimenti deserto un gran numero di turisti. Il Carnevale era una festa sentita e diffusa in tutta la penisola. A Cegni la tradizione voleva che le donne offrissero alle maschere ravioli in quantità, motivo per cui la gente si travestiva e arrivava fin qui con la propria forchetta in tasca. Di tanto in tanto un uscio si apriva e ne usciva una zuppiera fumante, che veniva prontamente spazzolata: parliamo di un’epoca in cui si viveva a patate e cipolle, e la prospettiva di un piatto di ravioli era più unica che rara. La tradizione è proseguita più o meno invariata fino al secondo dopoguerra, quando lo spopolamento del paese ha cambiato tutto. A Cegni a febbraio nessuno più tornava per il Carnevale, e il paese tornava a popolarsi solo ad agosto per le ferie estive. E’ stato dunque in un mese di agosto degli anni Sessanta che gli emigrati di Cegni hanno deciso di spostare in questo periodo il Carnevale: il prete dell’epoca gli vietò di farlo coincidere con la festa della Madonna dell’Assunta e si accettò la data del 16 agosto. Quanto alle maschere, però, il divieto fu categorico: per questo si chiama “Carnevale bianco”, perché è nell’aspetto più sobrio di quello tradizionale. Come accadeva d’inverno, anche d’estate si stabilì di portare in scena le celebrazioni per il matrimonio del Brutto e di sua Moglie, che si esibiscono dopo il pranzo di nozze nella Povera Donna, danza tradizionale che è insieme rituale apotropaico e di fertilità. Il Carnevale rievoca il matrimonio fra un brutto ma ricco signore e una povera ma graziosa contadina, osteggiato dalle famiglie ma infine portato a termine. Di recente all’antica tradizione del Carnevale si è aggiunto il recupero dell’antica ricetta dei ravioli di brasato, perfezionata dalle signore del paese.

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