L’Osteopatia ai tempi del Covid e dei lockdown: ce ne parla Stefano Pasotti

PINAROLO PO – L’osteopatia è definita tra le medicine tradizionali e complementari come una terapia alternativa che, tramite la manipolazione del corpo in modo realmente olistico, esercita la cura e sostiene in primis la salute e anche la guarigione dei pazienti affetti da numerose patologie. Essa poggia sull’idea del suo fondatore (il medico A. T. Still) che l’essere umano rappresenta un’unità funzionale dinamica, nella quale tutte le parti sono interconnesse fra loro e che essa possiede dei propri meccanismi di autoregolazione e di autoguarigione. Stefano Pasotti è un osteopata originario di Pinarolo Po (attualmente però vive a Pavia) ed esercita l’osteopatia tradizionale da libero professionista da una quindicina d’anni. Gestisce anche due piccole palestre (una a Pavia, l’altra a Torricella Verzate), dove lui e il suo staff dirigono allenamenti individuali con caratteristiche paramediche, seppur non avendo ovviamente le caratteristiche di un centro di fisioterapia. Il Dott. Pasotti ci tiene a sottolineare che l’attività di questi centri è una vera e propria “ESERCIZIOTERAPIA”.

Cos’è l’osteopata e che lavoro fa in Italia e nel Mondo? “All’interno di tutte queste competenze trasversali, sono sempre stato un attento osservatore del concetto di ‘Salute’, un concetto complesso che spazia su più fronti – ci racconta Pasotti – Mi guardo bene dal definirmi un medico, seppur in alcune nazioni, tipo gli Stati Uniti d’America, l’osteopata è a tutti gli effetti un dottore che prescrive farmaci e quant’altro. Nel Nord Europa spesso la figura del laureato in Scienze Motorie è inserito nei team clinico-ospedalieri insieme a fisioterapisti, ortopedici, rieducatori, e medici di ogni specialità. In Italia, invece, c’è un gap soprattutto normativo che riguarda l’osteopata come una figura ancora in via di definizione. E’ vero che dal 2017 l’osteopata è stato classificato come figura sanitaria, ma poi non si è dato più seguito a nulla dal punto di vista attuativo, per cui siamo rimasti un po’ in un limbo”.

Come sta gestendo la sua attività in questi mesi di pandemia e restrizioni? “Dopo il lockdown dello scorso anno ci siamo organizzati in autonomia, prendendoci le nostre responsabilità e seguendo i protocolli dei fisioterapisti. A oggi, seppur siamo in una posizione ancora un po’ ambigua, stiamo riuscendo a lavorare. Sul fronte del riconoscimento il R.O.I. (Registro degli Osteopati d’Italia) sta cercando di sostenerci e  auspico da parte sua future buone notizie. Invece, le attività dei due centri motori che gestisco con le mie socie, la Dott.ssa Chiara Losio e la Dott.ssa Emanuela Longa, medico esperto in medicina dello sport, sono completamente fermi, essendo equiparati a palestre. Tuttavia, in questi giorni stiamo valutando una riapertura parziale, ma solo verso gli utenti in possesso di un certificato medico, poiché abbiamo comunque un medico all’interno dei nostri centri. Paradossalmente altre palestre riescono a restare aperte con escamotage che noi non abbiamo voluto percorrere per un discorso etico e di correttezza. Oggi un 65enne con il mal di schiena, bloccato, ecc., ha diritto di poter ricevere i nostri servizi di esercizio terapia, perché per lui solo farmaci o solo fisioterapia non sono sufficienti e nemmeno adeguati: necessita di una ginnastica posturale paramedica che noi eroghiamo nelle nostre strutture”.

Prevenzione e Salute, due temi tanto cari alla medicina tradizionale, ma che spesso vengono trascurati. Che ci dice lei come osteopata ed esperto del movimento? “Premetto che tramite certi stili di vita tutti noi possiamo seriamente sostenere la nostra Salute. L’Esercizio Fisico Modulato, se eseguito bene, dà enormi benefici.  Detto questo, dobbiamo partire da un fondamento fisiologico: a prescindere dall’età di ognuno di noi, tutti coloro che hanno una capacità adattativa molto performante pagano meno le conseguenze degli sviluppi di qualsiasi patologia. Tutti speculano sul Covid, tuttavia, si può farlo solo comunicando un messaggio importante. Faccio una provocazione: al di là della numerosità in tema di contagi, che andrebbe scorporata, il picco dei decessi è fra gli ottantenni. Ma se guardiamo ai novantenni l’incidenza è più bassa, probabilmente perché a 90 anni una persona ci arriva se è veramente sana e quindi se è realmente in buona forma, e reagisce meglio di un settantenne meno sano. In questa direzione, vanno fatti ulteriori studi, tuttavia sappiamo che non è solo l’età a incidere ma proprio lo stato di forma che a pari età fa la differenza garantendo esiti più favorevoli se si incappa nel virus. Poi, chiunque dica di prevenire o sconfiggere il Covid solo con questi concetti è in malafede e ignora il tema. La realtà è che se un paziente è in ‘salute’, a oggi i dati dicono che se la può cavare meglio. Negli ultimi tempi ho scoperto, leggendo la letteratura scientifica, che sta emergendo una sindrome chiamata ‘Long-Covid’, che si sta strutturando come problematica cronica e che potrebbe rientrare addirittura nella categoria delle patologie autoimmuni: sono tutti coloro che hanno avuto il Covid e che non riescono a uscire da una parte di sintomi anche dopo 3-6 mesi.  Queste sintomatologie potrebbero beneficiare moltissimo da un interventistica integrata con la sinergia del medico, dell’osteopata e di una una rieducazione fisico-motoria ben precisa, esattamente come per la stanchezza cronica, le problematiche reumatologiche, la perdita di energia, ecc., dove sappiamo esserci ottimi risultati.

Cosa vuol dire essere in ‘Salute’ e cos’è davvero la Salute? “Per rispondere a questa domanda cito un bellissimo articolo di The Lancet, che è una delle tre-quattro riviste scientifiche più famose del mondo e che, in un editoriale dal titolo What Is Healt? (Che Cos’E’ la Salute?), per dare una risposta a questa domanda scientifica ha fatto leva su un approccio filosofico. Con un taglio un po’ rivoluzionario, domandiamoci: la Salute è avere per esempio la glicemia entro i limiti che dà la medicina di base oppure sta nella capacità adattiva di un organismo all’ambiente circostante e a tutta una serie di considerazioni correlate?”. 

Cosa consiglia ai nostri lettori per mantenersi in “salute” durante questi periodi di  pandemia? “Senza scivolare nella banalizzazione, perché tutti dicono che bisogna mangiare bene, bisogna riposare bene, ecc., per approcciare uno spunto un po’ qualificato bisogna partire da un interrogativo: ‘io sono davvero in Salute anche se non ho sintomi? Posso conoscere qualcosa di più della mia Salute?’ Mi vien da dire che si può provare a dare qualche soluzione di risposta tipo quello che io come osteopata sto cercando di proporre. In una ipotetica curva gaussiana raffigurata su un grafico, l’individuo più in ‘salute’ non è detto che sia quello più in ‘forma’, e viceversa. Trasportando questo discorso per esempio nel mondo dello sport, non è l’atleta più forte o che vince necessariamente quello più in salute. C’è più salute nell’equilibrio, nel centro della curva, che sostanzialmente potremmo dire – semplificando molto – che il “giusto sta nel mezzo”:  è una fascia piuttosto ampia che andrebbe ben raccontata. Serve equilibrio tra corpo, psiche e serve orientare le persone in modo personalizzato. Non è sempre vero che chi ha 10 chilogrammi di sovrappeso sta peggio di chi è normopeso ma enormemente stressato, per dirla con parole povere”.

Covid, ma soprattutto lockdown: come hanno influito questi fattori sul concetto di Salute e sulla sua conservazione? “E’ vero che bisogna prendere tutte le precauzioni possibili e stare attenti, ma è altrettanto vero che la persona che vive la percezione reale della paura, pur stando in casa e non contagiandosi, sta subendo un’obbligazione dal punto di vista tutelativo e questo non fa bene. Lungi da me cavalcare toni polemici, tuttavia oltre un certo tempo le persone vanno sostenute e non solo economicamente. Allo stesso modo, non siamo obbligati a essere depressi. Dobbiamo svoltare verso una piena consapevolezza sul come poter agire nonostante viviamo una privazione della libertà. Dobbiamo sforzarci di attivare altro. Se dobbiamo restare chiusi in casa, e non possiamo fare nulla, attiviamo un po’ di quelle cose che ci rafforzano e ci migliorano, esercizio fisico ad esempio, e cominciamo ad allenarci un po’, leggiamo libri, facciamo corsi, attività manuali e coltiviamo comunque relazioni, non tanto sui social ma almeno con telefonate e videochiamate… Poi, per chi fatica di più, e vive l’ansia e il disagio di questo periodo, se è disponibile a metterci un pizzico di impegno esistono esercizi respiratori di grande efficacia su ansia e stress, che migliorano anche la qualità del sonno, altro aspetto molto alterato in questo periodo. Amo essere sempre propositivo e in questo anno mi sono dedicato a sviluppare un nuovo progetto: a breve sarà pronto e vi invito a curiosare dal mese di aprile su www.misuriamolasalute.it”. 

«O si cura la propria salute o si curano le proprie malattie. Un corpo di cui si cura la salute si ammala poco. Quando, ogni tanto, si ammala, è ammalato in modo sano, perché è capace di guarirsi. Quando, prima o poi, invecchia, sta invecchiando in modo giovanile, perché è capace di adattarsi». Stefano Pasotti

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