Sant’Alberto di Butrio. Domenica 21 gennaio un grande evento per ricordare Frate Ave Maria, in occasione del 60° anniversario della morte

PONTE NIZZA Un grande evento per ricordare Frate Ave Maria, in occasione del 60° anniversario della morte. L’eremo di Sant’Alberto di Butrio dove il frate visse per oltre quarant’anni si prepara per un pomeriggio di raccoglimento e tradizione.

Domenica prossima (21 gennaio) dalle ore 14 alle ore 17 l’abbazia risalente al X secolo e costruita proprio da Sant’Alberto, vivrà una giornata alquanto particolare in quanto sono previste anche le celebrazioni per Sant’Antonio Abate protettore degli animali domestici e patrono dei contadini. Sono previsti assaggi di castagne nel latte, vin brulè e prodotti tipici della Valle Staffora, dai formaggi ai dolci. Alle ore 15 ci sarà il saluto di benvenuto da parte di Fra Ivan e un ricordo di Frate Ave Maria. Seguirà alle 16, sotto la grande quercia, la benedizione degli animali e alle 16,30 la santa messa. Tra i frati che si sono particolarmente distinti all’Eremo di Sant’Alberto di Butrio c’è proprio Frate Ave Maria. La chiesa ha riconosciuto le sue virtù eroiche tanto da dichiararlo venerabile.

Cesare Pisano, questo il vero nome del frate che visse a Sant’Alberto per oltre quarant’anni, nacque a Pogli di Ortovero in provincia di Savona, il 24 febbraio del 1900. Trascorse un’infanzia serena in un clima di fede e povertà. Il primo novembre del 1912 accadde qualcosa che gli cambiò per sempre la vita. Insieme all’amico Bartolomeo, Cesare si avviò a spasso tra i boschi. Era il giorno della festa di tutti i Santi. Trovato un fucile in un fienile e credendolo scarico, l’amico lo imbracciò per gioco. Accidentalmente partì un colpo che colpì il volto di Cesare che perse la vista. Rimase cieco e la disperazione invase il suo animo. La ribellione, per quanto accaduto, lo allontanò da Dio.

Suor Teresa Chiapponi nell’istituto Davide Chiossone di Genova, gli fece da madre e poco per volta lo ricondusse alla preghiera e verso Dio. Quindi lo affidò a un giovane prete, San Luigi Orione, che in quegli anni era già molto conosciuto per le sue opere di carità. Cesare venne accolto a Tortona e lo stesso Don Orione divenne la sua guida spirituale e un punto di riferimento. Don Orione gli cambiò l’abito clericale con il saio degli eremiti e lo inviò all’Eremo di Sant’Alberto di Butrio perché divenisse santo. Mutò il nome: non più Cesare ma Frate Ave Maria. Il 13 maggio del 1923 segnò l’inizio di un nuovo cammino. Morì il 24 gennaio del 1964 all’ospedale di Voghera.

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