No all’impianto eolico in Appennino: il Pd di Pavia e Alessandria uniti contro il maxi progetto

VARZI – Un secco no al progetto di un parco eolico sul crinale dell’Appennino confine tra le quattro regioni (Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia) arriva dalle federazioni provinciali del partito democratico di Pavia e Alessandria. Entrambe esprimono forte contrarietà alla realizzazione di un parco eolico sui crinali appenninici progetto attualmente oggetto di procedura valutativa presso il Ministero dell’Ambiente, simile ad altro già già proposto e respinto nel 2012 dagli uffici competenti.

“Le federazioni provinciali di Pavia e Alessandria – si legge in una nota congiunta a firma del segretario provinciale del Pd di Pavia Simone Marchesie del segretario provinciale del Pd di Alessandria, Giordano Otello Marilli – sostengono l’azione di contrasto al progetto intrapresa dagli enti locali territoriali. Sollecitando gli amministratori dei comuni montani della provincia di Pavia affinché, come accaduto nel 2012 ed oggi già fatto da quelli della provincia di Alessandria, siano approvati atti politici idonei a rafforzare il proprio parere contrario in ragione della valenza naturalistica, ambientale e culturale di luoghi non vocati all’insediamento di impianti industriali di produzione energetica”.

Il gruppo consigliare regionale lombardo del Partito Democratico è stato sollecitato dalle federazioni provinciali a proporre iniziative politiche sinergiche a quella già intrapresa dal Pd nel consiglio regionale del Piemonte. Un progetto da 120 milioni di euro per realizzare una ventina di torri per pale eoliche alte 209 metri. Lungo il crinale che va dal monte Giarolo fino alla zona di Santa Margherita Staffora, tagliando in due la Via del Sale.

“Nel segno della transizione ecologica – continua la mota comune dei Pd di Pavia e Alessandria -, ricorrentemente vengono proposti da società energetiche scatole vuote progetti insensati, addirittura più impattanti rispetto ad impianti di produzione energetica da fonti fossili, che per lo più hanno unicamente il risultato di creare allarme sociale, di impegnare i pubblici uffici in estenuanti attività procedurali e, in alcuni casi, di obbligare gli stessi enti locali ad esborsi economici per la costituzione in giudizio nei vari gradi della Giustizia amministrativa”.

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