Peste suina. La zona rossa per ora non si amplia. Prosegue l’attento monitoraggio di Ats di Pavia per il contrasto alla diffusione del virus

VARZI La zona rossa, quella cioè a rischio di peste suina, per ora non si amplia. Prosegue l’attento monitoraggio di Ats di Pavia per il contrasto alla diffusione del virus, dopo la scoperta di due carcasse di cinghiale infette rinvenute nei comuni di Bagnaria e Ponte Nizza. Lo ha ribadito Ats di Pavia, insieme a Regione Lombardia, durante l’incontro con i sindaci e i referenti dei comuni attualmente sottoposti a restrizione II e i capicaccia, per condividere un avanzamento dell’attività di monitoraggio, informazione e sensibilizzazione tempestivamente attivata sul territorio per garantire il massimo contrasto all’infezione.

In parallelo, la ditta incaricata da Ats sta esaminando il territorio alla ricerca di eventuali ulteriori carcasse sospette che, ad oggi, non sono state individuate. Sotto il coordinamento della Polizia provinciale, la scorsa settimana ha avuto inizio anche l’abbattimento mirato dei cinghiali per limitare il contagio: a tal proposito i capicaccia degli ambiti coinvolti hanno manifestato la loro disponibilità a partecipare alle battute.

Marina Patti, direttore Sanità Animale dell’Ats di Pavia sottolinea: “I comuni sottoposti a Restrizione II – dove vige il divieto di addestramento cani e la caccia ai cinghiali, e le manifestazioni con più di 20 persone in aree non delimitate o prossime alle strade asfaltate devono essere soggette ad autorizzazione da parte del comuni – rimangono Ponte Nizza, Bagnaria, Brallo di Pregola, Menconico, Zavattarello, Romagnese, Varzi, Val di Nizza, Santa Margherita di Staffora, Cecima, Colli Verdi (località Valverde)”. Intanto si è deciso che per arrivare ad avere ‘cinghiali zero’ la caccia non riguarderà solo la zona rossa ma tutto l’Oltrepo. Per ora restano escluse Lomellina e Pavese.

“Sono circa 650 i cacciatori con il patentino che possono partecipare alla caccia di contenimento dei cinghiali – sottolinea Gabriele Scabini presidente dell’Atc 5 di Varzi -. C’è da chiarire che per poter effettuare questo tipo di caccia occorre sia il patentino di biosicurezza che quello relativo all’articolo 41 sul controllo della fauna selvatica, che prevede un corso di formazione, seguito da una serie di esami, legato al controllo sugli ungulati ma anche sulla disinfestazione dell’area dove viene abbattuto il cinghiale”.

L’Atc 5 aveva fatto nei mesi scorsi già due corsi mentre in Lomellina proprio in questi giorni se ne stanno facendo alcuni legati alla biosicurezza. Il patentino legato alla biosicurezza viene rilasciato anche a chi non ha un porto d’armi e che ovviamente non può andare a caccia e quindi anche a ricercatori di funghi e tartufi. Per ottenere invece il riconoscimento legato all’articolo 41 bisogna aver effettuato corsi in precedenza come quello legato alla caccia selettiva. Questo significa che il numero dei cacciatori per il contenimento dei cinghiali rimane invariato rispetto a quelli attualmente in forza agli Atc. “Per quanto riguarda i fucili da utilizzare per l’abbattimento dei cinghiali – sottolinea ancora Scabini – vengono utilizzati quelli con cartucce a palla unica sia automatici che semiautomatici. E’ bene ricordare che, in considerazione che esistono fucili che sparano a distanze elevate, i cacciatori devono sempre sparare dall’alto verso il basso per evitare incidenti”.

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