Stop alla raccolta dei funghi nei comuni che rientrano nella zona rossa della peste suina. Solo i residenti avranno la possibilità di andare per i boschi, ma seguendo regole rigidissime

VARZI Stop alla raccolta dei funghi nei comuni che rientrano nella zona rossa della peste suina. Solo i residenti avranno la possibilità di andare per i boschi, ma seguendo regole rigidissime. Da capire, e per questo i sindaci hanno chiesto incontri e chiarimenti a breve, se i residenti di un territorio che rientra nella fascia II, quella rossa per intenderci, possono però spostarsi in aree che rientrano comunque in questa fascia di rischio. Un brutto colpo per gli appassionati ricercatori dei prelibati porcini e dei tartufi. E il tutto arriva dopo due anni in cui non ci si è potuti muovere per via della pandemia legata al Coronavirus e di un anno, quello appena passato, dove a causa della scarsità di piogge e della siccità, di funghi se ne sono trovati veramente pochi.

Come se non bastasse, proprio il primo giugno era partita nella fascia collinare e montana della Valle Staffora la vendita dei tesserini per poter andare nei boschi e raccogliere i funghi. E le promesse erano di una stagione che avrebbe potuto regalare grandi soddisfazioni. I comuni in zona di ‘Restrizione II’, praticamente la zona rossa sono: Ponte Nizza, Bagnaria, Brallo di Pregola, Menconico, Zavattarello, Romagnese, Varzi, Val di Nizza, Santa Margherita di Staffora, Cecima, Colli Verdi (la località di Valverde). Il divieto è esteso anche per la raccolta dei tartufi. Il perchè di questo divieto è presto detto: girando per i boschi, si potrebbe calpestare qualche escremento lasciato da cinghiali affetti da peste suina. Attraversando poi un territorio ancora incontaminato si rischierebbe di lasciare tracce di escrementi che a contatto con cinghiali non infetti verrebbero a contrarre il virus. I residenti che andranno a funghi saranno comunque obbligati ad eseguire determinate regole come il cambio delle scarpe non appena usciti dai boschi e l’igienizzazione delle calzature utilizzate nella ricerca dei funghi. Preoccupa poi il settore agricolo.

«Non c’è davvero più tempo da perdere, perché il rischio a cui è potenzialmente esposto l’intero comparto agricolo oltrepadano è ormai alto – sottolinea Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia –. Il nostro è un appello alla collaborazione tra le istituzioni e al coinvolgimento diretto dei sindaci per prevenire la diffusione della malattia. Non lo diciamo certo da oggi – ribadisce il presidente di Coldiretti Pavia – Servono interventi immeditati per fermare il proliferare dei cinghiali e per garantire la sicurezza degli allevamenti, ma occorre anche monitorare attentamente la situazione per evitare strumentalizzazioni e speculazioni a danno del settore. Sono necessarie anche iniziative comuni a livello europeo – conclude Stefano Greppi – perché è dalla fragilità dei confini naturali del Paese che dipende l’elevato rischio di un afflusso non controllato di esemplari portatori di peste».

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