Valerio Cancellier, il tattooer “dagli occhi neri” che vive in Oltrepò. Suo il brevetto di una macchinetta ad aghi che tatua un braccio intero in meno di un’ora

CASTELLETTO DI BRANDUZZO – Uno dei più importanti e famosi tatuatori del mondo è dell’Oltrepò Pavese. E’ Valerio Cancellier, vive da sempre a Castelletto di Branduzzo ed è un tattooer ormai conosciuto in tutti i cinque continenti. Nella nostra provincia (e non solo) detiene il record per essere l’uomo più tatuato con una percentuale del corpo che raggiunge il 90%, compresa la lingua e perfino gli occhi. Infatti, è stato il primo italiano a subire un intervento di tatuaggio al bulbo oculare (e il decimo in tutto il mondo): le vecchie sclere bianche sono state dipinte da un inquietante e suggestivo nero tenebra. E’ lui l’ideatore del “Brutal Black Project”, uno stile ormai conosciuto in tutto il pianeta, che divide fra apprezzamenti e discussioni. Castellettese da sempre, lavora a Pavia, nel nuovo studio di via Boezio 21, dopo aver lasciato (da poco tempo) la storica sede presso il Politeama di Corso Cavour. “Sono stato costretto a trasferirmi durante il periodo del Covid – ci racconta – Ma questo trasferimento mi ha dato nuovi stimoli, perché abbiamo realizzato un nuovo laboratorio mantenendo la nostra personalità, ma cercando di darle un’impronta più moderna e di conseguenza credo che il trasloco sia stato uno dei momenti più positivi del lockdown”.

La sua socia è Chiara Posi, tatuatrice che si occupa principalmente di “dotwork” ovvero una tecnica piuttosto complessa che realizza disegni e figure accostando pazientemente molti puntini (da qui anche il termine “puntinismo”); ma Chiara è anche esperta di decorazioni, di tatuaggi estremamente femminili, realizzati con l’inchiostro nero, oppure solo con il bianco: cicatrici decorative che sembrano infinitamente fini e che decorano alcune zone del corpo come il contorno del seno, il gluteo e altre parti ancora. Quasi l’opposto, insomma, di Valerio, che ha uno stile molto personalizzato, duro, pesante e conosciuto ovunque come “Brutal Tattoo”. Tra il 2014 e il 2015 Cancellier ha iniziato a praticare questo tipo di tatuaggio che è derivato dal suo bagaglio culturale, che parte – con il suo caratteristico nero marcato – dalle origini tribali. “Tutta questa esperienza mi ha portato a realizzare un mio design – noto come Brutal Black Project – che poi è diventato un genere rappresentativo vero e proprio nella scena mondiale. Esistono tantissimi miei fans che tatuano e si fanno tatuare con il mio stile”.

Non solo tecniche di decorazioni pittoriche sulla pelle: Cancellier sta ideando anche una nuova tipologia di aghi per tatuaggi che potrebbe rivoluzionare il mondo del tattoo. Sono aghi particolarissimi, che potranno essere usati solo per macchinette tatuatrici specifiche, anch’esse in produzione. Sono stati fatti alcuni test sulla pelle di alcune persone e a breve uscirà il prototipo, progettato da Cancellier e prodotto da un artigiano di sua fiducia. I nuovi aghi permetteranno di realizzare tatuaggi grandi quanto un braccio intero in una sola ora di tempo. Non solo blocchi monocolore, ma anche campiture sfumate, tattoo giapponesi, e tatuaggi di grandi dimensioni. Saranno meno dolorosi rispetto a quelli realizzati con aghi meno grandi, perché i nuovi sono stati studiati per provocare minor attrito sulla cute, e di conseguenza si avvertiranno meno fastidio e dolore. Anche la guarigione sarà più veloce. E si parla di aghi fra i 40 e i 50 millimetri di dimensione.

“Partiamo dal presupposto che ho sempre desiderato veder realizzato addosso a me un tatuaggio in tempi molto brevi – racconta il tattooer castellettese – Di conseguenza nel corso degli anni ho sempre cercato di tatuare le persone con aghi di maggiore dimensione, finché non mi sono reso conto di volere aghi ancora più grandi per essere sempre più veloce”. Ma questa velocità di esecuzione non contrasta con la passione del tatuatore classico che ci mette pazienza e lentezza per realizzare un disegno sulla pelle? “Non è proprio così, perché nella tradizione esistevano i tatuatori tribali che andavano a lavorare a casa delle famiglie, generalmente benestanti, e che vivevano presso queste, finché l’intero corpo del tatuato non era portato a termine nel minor tempo possibile. L’arte di tatuare il corpo intero, tutto e subito, c’è sempre stata, quindi è sempre stata una trasformazione che se avviene in tempi rapidi è recepita come una cosa positiva. Chi realizza una trasformazione in tal senso dentro di sé la vuole subito, perché se passa troppo tempo potrebbe, invece, trasformarsi in qualcosa di disturbante”.

Nel mondo occidentale, però, questa filosofia può essere giudicata come eccessivamente estrema, anche se forse l’anima del tatuaggio è più vicina alle tradizioni delle tribù tribali. Cosa si è perso da allora al tatuaggio moderno? “Se ci pensiamo attentamente, la maggior parte sono ‘operatori del tatuaggio’, cioè che eseguono opere grafiche su pelle tecnicamente perfette ma che non sono tatuatori. Il tatuatore è quella persona che è in grado, tramite la persona che si fa tatuare, di trasmettere un’esperienza, un’emozione sul corpo. Sicuramente è anche bello vedere o portare addosso opere grafiche di altre persone, ma non è quello che ci appartiene, che è invece la nostra esperienza, quello che abbiamo vissuto nella nostra vita e che lo riviviamo con il tatuaggio, sia durante la sessione che dopo”.

Invece, per chi come te è sia da una parte che dall’altra della barricata (tatuatori e tatuati), cosa ti trasmette tatuare altre persone? “Io da tatuatore sono solo il tramite che permette alla persona tatuata di esprimersi. Posso dire cosa sono i miei tatuaggi, quelli che porto addosso, ma non posso parlare di quelli che realizzo, perché quelli lo possono dire soltanto chi li porta cosa veramente sono”. Parli di tatuaggi come qualcosa di artistico o di un rito di passaggio per molte tribù, ma al giorno d’oggi si è un po’ perso questo aspetto romantico: non pensi che molti si fanno solo semplici tatuaggi, a volte un po’ banali, per sfoggiare solo un lato edonistico di sé stessi? “Chi si fa un tatuaggio di piccole dimensioni non è detto che lo faccia solo per moda o per assimilarsi alla massa. Ci sono tantissime persone che si tatuano perché un piccolo tattoo è estremamente rappresentativo e non bisogna essere per forza tatuati dalla testa ai piedi: molti di questi indossano soltanto delle dermografie che in realtà non li rappresentano per nulla. E’ meglio vivere al 100% un piccolissimo tatuaggio piuttosto che non viverne uno grande”. E per Valerio Cancellier, allora, cosa significa aver tatuato il 90% del proprio corpo? “Significa tutta la mia vita, semplicemente questo”. Per info e contatti: FB Valerio Cancellier, tel. 3484570003.

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