PAVIA Venerdì 30 maggio, nella cornice del Collegio Borromeo di Pavia, si è tenuto il convegno “Edu-Comunità: dialoghi e prospettive sul disagio giovanile”, promosso dalla Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia. Un incontro che ha unito istituzioni, esperti, operatori sociali e rappresentanti della società civile per riflettere insieme su uno dei temi più urgenti e complessi del nostro tempo: il disagio vissuto dalle nuove generazioni.
L’evento si è aperto con la proiezione del cortometraggio “Luci di Comunità”, realizzato dalla Fondazione Il Bullone di Milano, che ha dato voce a giovani che hanno attraversato l’esperienza della malattia. Un racconto toccante, volto a celebrare i 25 anni delle Fondazioni Comunitarie italiane, sottolineando il valore della presenza accanto a chi è in difficoltà.

A portare i saluti istituzionali, il Prefetto di Pavia Francesca De Carlini, il consigliere provinciale Paola Patrucchi in rappresentanza del presidente Giovanni Palli e il sindaco di Pavia Michele Lissia. De Carlini ha condiviso un’osservazione inquietante, parlando di un aumento significativo degli omicidi commessi da minori in Italia e di una crescente incapacità dei giovani di entrare in relazione autentica con gli altri. «I ragazzi non sono più abituati a sentirsi dire dei no», ha sottolineato, parlando di un’emergenza educativa che chiama in causa tutta la società.
Durante la mattinata è stato presentato in anteprima il secondo Quaderno della Fondazione pavese, “La comunità educante in pratica”, curato da Marco Cau della cooperativa Pares, frutto di un percorso formativo che ha coinvolto professionisti, attivisti, educatori e volontari del territorio tra gennaio e marzo 2025. Un documento che raccoglie esperienze, riflessioni e proposte concrete per rafforzare la rete educativa locale e affrontare in modo condiviso il disagio giovanile.

Le testimonianze di Stefania Fecchio (Istituto Santachiara), Antonella Ferrara (Sistema Bibliotecario della Lomellina) e Matteo Piovani (GiocolArte APS) hanno dato voce a percorsi di collaborazione e sperimentazione sul campo, evidenziando quanto sia centrale il lavoro in partnership tra realtà diverse.
Il cuore del convegno si è sviluppato nella tavola rotonda moderata da Giancarlo Albini, presidente della Fondazione pavese. Ad affiancarlo, Giovanni Azzone, presidente di ACRI e Fondazione Cariplo, Sandro Bicocchi di PwC Italia e Monsignor Maurizio Gervasoni, vescovo di Vigevano e delegato per la pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Lombarda.
Albini ha aperto il confronto con un richiamo a un proverbio africano: «Per crescere un bambino serve un intero villaggio». Una metafora potente per ricordare che il disagio non riguarda solo il singolo giovane, ma l’intera comunità di cui fa parte. «Dobbiamo essere costruttori di comunità – ha detto – rafforzare le relazioni, il capitale sociale. Il contesto che viviamo è segnato da una crisi educativa, sociale ed economica. È per questo che ci occupiamo di educazione: per trovare insieme delle risposte».
Bicocchi ha offerto un’analisi dettagliata dei fattori che alimentano il malessere giovanile, come la povertà educativa e l’instabilità socioeconomica. Ha posto l’accento sulla necessità di un approccio sistemico, in cui anche il mondo dell’impresa assuma un ruolo attivo come parte integrante della comunità.
Monsignor Gervasoni ha proposto una lettura profonda del disagio, che va oltre le apparenze e tocca le fondamenta del nostro tempo. «I giovani rappresentano simbolicamente il punto in cui si manifesta una crisi di senso che coinvolge tutti», ha affermato. Non si tratta di casi isolati, ma del riflesso di un sistema culturale in affanno, che fatica a trasmettere significati e visioni di futuro.
A chiudere l’incontro, l’intervento di Giovanni Azzone, che ha messo in evidenza una contraddizione solo apparente. «Mai come oggi i giovani hanno avuto così tante opportunità. Eppure, proprio questa abbondanza sembra paralizzarli», ha osservato, parlando di “sindrome della decisione”. Un fenomeno legato all’incertezza, alla paura di scegliere in un mondo che offre tutto, ma che spesso manca di guide solide. «Dobbiamo aiutare i giovani a scegliere senza sgomento, senza sentirsi soli», ha concluso.
Il convegno si è chiuso con un momento conviviale nei giardini del Collegio Borromeo, ma soprattutto con un impegno condiviso: continuare a costruire alleanze, creare reti, immaginare nuovi percorsi educativi per restituire ai giovani fiducia, prospettive e la possibilità di sentirsi davvero parte di una comunità che li sostiene.