Riso pavese in crisi tra clima instabile e concorrenza straniera: raccolti giù del 10%

PAVIA Annata difficile per il riso pavese, che chiude la stagione della raccolta con un calo stimato intorno al 10% rispetto a un’annata media. Un dato che arriva nonostante la buona qualità del prodotto e rese soddisfacenti, ma che risente pesantemente delle bizze del clima e delle difficoltà del mercato. A fotografare la situazione è Coldiretti Pavia, che ha diffuso una prima rilevazione tra i produttori in occasione del convegno “Il futuro del riso inizia con l’acqua. Agricoltura e cambiamento climatico: strategie per uno sviluppo sostenibile”, organizzato per fare il punto sul presente e sul futuro della risicoltura.

A pesare sulla produzione sono stati in particolare gli eventi meteorologici estremi che hanno colpito la provincia nelle ultime settimane: grandinate violente, in alcune zone al confine con il milanese, e forti sbalzi termici a fine estate, con temperature anomale che hanno rallentato la maturazione delle piante. “Nella nostra provincia l’andamento della raccolta cambia da una varietà all’altra – spiega Silvia Garavaglia, presidente di Coldiretti Pavia – ma le prime stime mostrano quantità inferiori alle aspettative. La qualità, invece, resta buona e le rese soddisfacenti”.

Coldiretti sottolinea come la situazione resti molto diversificata sul territorio, ma accomunata da un dato di fondo: l’agricoltura è il settore che più di tutti vive in modo diretto le conseguenze dei cambiamenti climatici. Alle difficoltà ambientali si aggiungono quelle economiche, con un mercato in sofferenza a causa dell’aumento delle importazioni di riso straniero, cresciute del 10% nei primi sette mesi del 2025. L’effetto è un crollo dei prezzi del prodotto italiano, con i coltivatori che oggi si vedono pagare quasi la metà rispetto a pochi mesi fa. Le varietà più pregiate, come Carnaroli e Arborio, sono passate da quotazioni di circa un euro al chilo a valori compresi tra 60 e 70 centesimi.

Una dinamica resa ancora più pesante dal fatto che il 60% del riso importato gode di tariffe agevolate, e che la metà di queste importazioni arriva già confezionata. Coldiretti esprime inoltre forte preoccupazione per la revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate, che potrebbe introdurre una clausola di salvaguardia giudicata inefficace. La soglia fissata oltre le 600mila tonnellate di riso base lavorato, infatti, renderebbe impossibile un intervento tempestivo a difesa della produzione europea.

Sullo sfondo resta anche la questione dell’accordo tra Unione Europea e Mercosur, che prevede l’ingresso a dazio zero in Europa di 60 milioni di chili di riso. Un’ulteriore minaccia per i produttori italiani, già penalizzati da una concorrenza che Coldiretti definisce sleale: nei Paesi sudamericani, infatti, sono consentiti fitofarmaci vietati in Europa, i costi della manodopera sono più bassi e i controlli meno stringenti.

A questo scenario si aggiunge l’aumento generalizzato dei costi di produzione, dai fertilizzanti all’energia, che continua a pesare sui bilanci delle aziende agricole. Un mix di fattori che, secondo Coldiretti, mette a rischio la sostenibilità economica della filiera e la competitività del riso pavese, simbolo di un territorio ma sempre più esposto alle incertezze del clima e del mercato globale.

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