PAVIA L’Italia si conferma leader europeo nella produzione di riso, con oltre la metà dell’intera produzione continentale e un primato che affonda le radici nelle pianure fertili della Lombardia. In particolare, la provincia di Pavia detiene un ruolo da protagonista, con oltre 80 mila ettari coltivati a riso, affermandosi come la prima provincia risicola d’Europa. A sottolineare questi numeri è Coldiretti, in occasione dell’apertura di Tuttofood alla Fiera di Milano Rho, dove si è tenuto il convegno “Celebriamo insieme l’anno del riso italiano”.
Durante l’incontro, che ha visto la partecipazione di figure istituzionali come il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e i vertici di Coldiretti, si è parlato non solo di numeri e successi, ma anche delle minacce che gravano sul settore risicolo nazionale. L’anno 2025 segna una doppia ricorrenza: l’ottantesimo anniversario del Carnaroli e il centenario del primo incrocio varietale di riso in Italia. Un’occasione per celebrare l’eccellenza di un prodotto simbolo del Made in Italy e della biodiversità agricola, con quasi duecento varietà coltivate nel Paese.
Le esportazioni italiane di riso hanno sfiorato i 720 milioni di chili nel 2024, con un incremento del 9% rispetto all’anno precedente. La Germania si conferma il primo mercato di sbocco, seguita dalla Francia. Tuttavia, i cambiamenti climatici e le carenze infrastrutturali legate alla gestione dell’acqua rappresentano ostacoli sempre più evidenti. Coldiretti ha rilanciato la necessità di un piano nazionale di invasi e sistemi di pompaggio per garantire l’acqua necessaria alla coltivazione del riso, che resta una coltura idroesigente e particolarmente esposta ai fenomeni estremi come siccità e alluvioni.
Ma la vera preoccupazione del settore riguarda la concorrenza sleale derivante dagli accordi commerciali internazionali. Coldiretti mette in guardia soprattutto contro le intese con i Paesi del Mercosur, che prevedono l’ingresso progressivo di riso sudamericano a dazio zero. Si parla di 10.000 tonnellate iniziali, con un possibile aumento fino a 60.000, che andrebbero ad aggiungersi alle già numerose importazioni a dazio agevolato. Il rischio è quello di saturare il mercato e affossare il riso italiano, non solo in termini economici, ma anche di sicurezza alimentare e sostenibilità.
Il nodo cruciale è l’assenza di reciprocità nelle regole produttive. Molti dei Paesi esportatori, come Brasile, India e Pakistan, utilizzano fitofarmaci vietati da anni in Europa. È il caso del triciclazolo, bandito nel 2016 ma ancora impiegato in larga scala fuori dall’Unione. La Commissione Europea ha inoltre annunciato la ripresa dei negoziati per un accordo con l’India, primo esportatore mondiale, che potrebbe riversare sul mercato europeo enormi quantità di riso a dazio zero. Un colpo duro per i produttori europei, già penalizzati da normative ambientali e sociali più stringenti rispetto ai competitor esteri.
Infine, resta aperta la questione del riconoscimento Igp per il riso basmati pakistano, che Coldiretti e Filiera Italia sono riuscite per ora a bloccare. Un via libera metterebbe ulteriormente in difficoltà il riso Indica europeo, in particolare la varietà lunga B, che rischia di essere abbandonata.
In un contesto di crescente competizione globale, la difesa del riso italiano passa dunque non solo attraverso la valorizzazione delle sue qualità, ma anche attraverso politiche commerciali e ambientali coerenti, che tutelino la sostenibilità e la sicurezza dei consumatori europei.