Completato il trasferimento dei documenti nell’ex scuola di Via Matteotti. Tra le carte più preziose anche il censimento delle case del 1794

BRONI – Tra i tesori ritrovati figurano vere e proprie chicche, come la prima deliberazione del Consiglio Comunale di Broni: l’anno è il 1648, lo stesso della Pace di Vestfalia. O ancora lo “Stato delle case del capoluogo e del territorio”, inizi del XIX secolo, con tanto di nomi dei rispettivi proprietari nel 1794. Documenti unici, preziosi per il loro valore storico e perché testimoni delle vicende di un’intera comunità. Sono riemersi dalla polvere grazia al puntuale lavoro di riordino che da diversi anni sta interessando l’Archivio comunale: un percorso di cura e valorizzazione, iniziato nel 2014, che si avvale della professionalità di Marta Bonzanini e Talitha Maggiori, archiviste della Cooperativa Gli Aironi di Sannazzaro de’ Burgondi. L’ultimo risultato raggiunto è il trasferimento definitivo dei documenti ancora collocati a Villa Nuova Italia presso la nuova sede di Via Matteotti, nei locali dell’ex scuola “Contardo Ferrini”, dove erano già in parte allestiti i locali che oggi conservano la Sezione storica (dal 1510 al 1980) e i fondi degli archivi aggregati (vale a dire di quegli enti pubblici o privati strettamente correlati al Comune di Broni da vincoli istituzionali, di fatto un archivio nell’archivio).

«L’ampiezza e la complessità della documentazione – spiegano le archiviste – rende ragione dell’antichità e della ricchezza della storia cittadina. Comune del Principato di Pavia, Broni conta già nel 1635 una popolazione di circa duemila persone. Di poco successiva è la prima deliberazione del Consiglio Comunale, risalente al 1648, mentre del 14 novembre 1677 è il decreto di nomina del notaio Carlo Federico Salvioni a sindacatore del podestà di Broni». Fatti storici la cui memoria continua a vivere proprio grazie alle carte conservate dall’Archivio comunale. «L’importanza del centro nell’insieme dell’Oltrepò Pavese – proseguono – è attestata dal fatto che Broni, passato nel 1743 tra i possedimenti dei Savoia, dal 1775 entra a far parte del Distretto di Voghera, del quale costituisce il terzo cantone. Dopo il periodo napoleonico, la città resta nella Provincia di Voghera come capo di mandamento, aggregando le frazioni di Pirocco, Colombara e Colombarone. Il rilievo delle frazioni è ben sottolineato dalle mappe che ne ritraggono, con dovizia di particolari, le coltivazioni e gli edifici esistenti, come la mappa censuaria di Pirocco su carta telata risalente al 1854».

Nell’elenco dei documenti più significativi rientrano gli incartamenti relativi alla costruzione di importanti edifici, dal Palazzo Municipale al Teatro Carbonetti, dalle scuole all’Ospedale civile. Ma non mancano anche materiali sulle trasformazioni sociali e il progresso tecnologico, come quelle sul completamento della linea ferroviaria Alessandria-Stradella nel 1858, o della linea di tram a vapore per Voghera. Di particolare interesse le carte, datate 1847, sull’istituzione di una scuola femminile, voluta dal sindaco Giovanni Guarnaschelli, esigenza particolarmente sentita “in questo vasto borgo nel quale il numero delle fanciulle che potessero essere ammesse alla scuola non sarebbe piccolo”.

«Da studiare e valorizzare con attenzione – aggiungono le archiviste – è poi la sezione Novecentesca dell’Archivio Storico, a causa delle vicende che hanno coinvolto la città a seguito della collocazione della sede della Sicherheits presso Villa Nuova Italia e l’occupazione del Castello di Cigognola. Si conservano gli elenchi dei prigionieri e degli internati di guerra e un elenco riportante i provvedimenti assistenziali adottati a favore dei congiunti. Sono state reperite inoltre le fotografie dei bronesi facenti parte del Corpo dei Volontari per la Libertà e caduti nel corso dei venti terribili mesi seguiti all’Armistizio del settembre 1943. Numerosi dattiloscritti sono relativi ai ripetuti bombardamenti che colpirono Broni durante la Seconda Guerra Mondiale, dei quali si trova precisa traccia nel diario dell’allora parroco monsignor De Tommasi, “Dieci mesi d’inferno”. Nel documento proposto, del 20 marzo 1945, si dà notizia di bombe lanciate nei dintorni del Cimitero cittadino».

«L’Archivio storico comunale – commenta il sindaco di Broni, Antonio Riviezzi – è un magnifico scrigno di informazioni sul nostro passato, sulla nostre radici e sull’identità culturale della comunità bronese. Siamo grati alle archiviste della Cooperativa Gli Aironi per l’eccellente lavoro che stanno svolgendo, grazie al quale è stato possibile riordinare e valorizzare una mole importante di documenti. Come amministrazione abbiamo sempre creduto nell’importanza della cultura, a maggior ragione quando riguarda da vicino il contesto locale»

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