Alberto Huober gareggerà al raid Pavia-Venezia per la Motonautica Pavese sfidando 400 km di percorso

PAVIA – Sale l’attesa per la ritrovata “Pavia-Venezia” che passerà anche lungo le sponde dell’Oltrepò a Mezzanino, San Cipriano, Portalbera e Arena. Il raid fluviale più lungo del mondo tornerà a svolgersi il prossimo 6 giugno, partirà da Pavia e si concluderà in Veneto attraverso 413 chilometri lungo Ticino, Po, Delta Padano e Laguna di Venezia. Un appuntamento unico e irripetibile per seguire gli avventurosi “racers” che sfideranno la natura selvaggia e incontaminata del “Mississippi Padano”. Saranno tre i tratti cronometrati: da Pavia alla diga di Isola Serafini (Piacenza), da Isola Serafini al punto rifornimento di Boretto Po (Reggio Emilia) e da Boretto Po a Volta Grimana (Rovigo) con successivo trasferimento verso Chioggia e Venezia attraverso le conche e i canali che uniscono il Po, l’Adige, il Brenta e la Laguna.

Alberto Huober de Huben sarà uno dei numerosi partecipanti. A bordo della sua Entrobordo Corsa 2000 di cilindrata, correrà per la “scuderia” della Motonautica Pavese per questa gara che giunge alla 69sima edizione (la prima si è svolta nel lontano 1929). Pavese DOC, figlio d’arte, suo padre è stato un pilota che ha partecipato a ben dodici edizioni in passato. Pur partecipando anche lui a diverse competizioni nautiche, sarà al suo debutto per quanto riguarda la Pavia-Venezia. “Partecipare al raid è una tradizione famigliare fin dai tempi di mio nonno – racconta Huober – Lui non l’ha mai corsa, ma l’ha sempre presentata come speaker e come inviato di molte emittenti televisive locali che si occupavano ogni anno di questa gara. La passione è stata trasmessa successivamente a mio padre, e poi direttamente a me. Io ho iniziato a cimentarmi sulle barche da corsa nel 2012. Anche se è qualche anno che sono immerso in questo mondo, non ho mai gareggiato in una corsa di linea e sarà la mia prima volta alla Pavia-Venezia”.

Dopo dieci anni che la manifestazione è stata sospesa, ci sarà lo stesso entusiasmo che c’era una volta? “Sì, lo dimostra semplicemente il fatto che siamo solo a febbraio e ci sono già una settantina di gareggianti, un numero che forse non si vedeva da vent’anni. C’è un gran fermento e in più la 69° edizione sarà ‘gemellata’ con la Cento Miglia del Lario, sul lago di Como, che è un’altra gara storica italiana e internazionale. Sarà stilata una classifica a punti che unirà le graduatorie dei due eventi e che metterà in palio un trofeo di grande prestigio. Le due competizioni sono delle vere icone della motonautica italiana, anche se la Pavia-Venezia è più una specialità a sé stante e io la paragono senza dubbio alla ‘Parigi-Dakar’, perché è un raid che è rimasto puro e legato alla natura dei nostri fiumi”.

Parliamo del percorso: quali punti saranno più insidiosi per le barche in gara? “Rispetto al passato ci saranno delle diversità, perché il corso del fiume è ovviamente cambiato. Il primo tratto, da Pavia a Isola Serafini, lungo 95 chilometri, è quello più insidioso, perché il fondale non è più quello di una volta e ci sarà da stare molto attenti. Fermo restando il livello di acqua che troveremo a giugno: se nei giorni prima pioverà e troveremo una marea di acqua bisognerà comunque stare attenti ai numerosi detriti, ma a differenza della secca ci sarà più navigabilità e maggiore possibilità di ‘tagliare’, ecc..”. Personalmente qual è il suo pronostico o l’obiettivo che si pone in questa gara? “Io punto ad arrivare alla fine. Essendo la mia prima volta, la prendo con molta umiltà, anche perché sono più di 400 chilometri, il percorso è lungo e non mi sento proprio di puntare a fare dei record particolari. Sarà come sempre una gara di estrema fortuna. Tutti la preparano bene, ma per questo raid il 70% è fortuna, solo il 30% è tecnica. Comunque sono a bordo di un mezzo che, se tutto va bene, potrà permettermi di fare dei risultati”.

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