L’eremita Peppino è stato l’ultimo abitante di Cortevezzo. Dal 2018 le case riaprono solo a Natale e d’estate

BRALLO DI PREGOLA – L’Alta Valle Staffora nel 2018 aveva dato il suo ultimo saluto a Giuseppe Cisari detto Peppino, che per lungo tempo era stato l’ultimo abitante di Cortevezzo, piccolo borgo di montagna del Comune del Brallo. Ora in quel paese, posto a 950 metri, sulla valle Avagnone, non ci sono più residenti ma solo secondo case. Peppino, l’eremita alpino di Cortevezzo, si era spento, un mercoledì pomeriggio, all’età di 94 anni. Lui era l’ultimo abitante di una località, che negli anni Cinquanta, ospitava una sessantina di residenti, ma che oggi vede soltanto la presenza di seconde case.

Peppino di Cortevezzo nel 2015

Abitazioni che si riaprono solo nelle domeniche di primavera, nelle settimane di luglio e agosto e durante le vacanze di Natale. Peppino, nato il 21 aprile del 1924, aveva iniziato a lavorare all’età di 10 anni facendo di tutto, dall’agricoltore in collina, alle campagne del riso in Lomellina. Dopo il servizio militare ad Aosta negli alpini era andato a vendere il carbone a Milano. Infine l’ultima tappa sulla sua montagna, difendendo quello che restava di un borgo un tempo carico di vita e di lavoro.

Il paese di Cortevezzo

L’INTERVISTA RILASCIATA NEL 2015 – “Li ho visti morire tutti. Ora sono solo, ma non mollo. Voglio vivere qui dove sono nato il 21 aprile del 1924. A Cortevezzo c’è tutto il mio passato, tanti ricordi e soprattutto una valle stupenda – questo il racconto di Peppino durante un’intervista rilasciata nel 2015 –. Ho iniziato a lavorare all’età di 10 anni e ho fatto di tutto, dall’agricoltore alla campagna del riso in Lomellina. Poi dopo il servizio militare ad Aosta negli alpini ho venduto il carbone a Milano. Erano altri tempi, tempi durissimi. Non mi piaceva stare in quella città e sono scappato”.

“Avevo tre fratelli e sette sorelle ma ora non ci sono più. Non ho mai voluto sposarmi. D’altronde di donne in casa ce n’erano fin troppe. – . – Anche se vivo da solo sto molto bene. Non mi manca nulla. Ho una pensione da 900 euro che mi permette di fare una vita dignitosa. Purtroppo rispetto a qualche anno fa mi alzo più tardi, alle sette invece delle 5. Mi preparo una colazione con pane, salame e coppa e durante il giorno mangio tanto aglio. Per questo ho vissuto così’ tanto. Dopo la colazione faccio un giro per il paese e mi metto a spaccare la legna. Mi piace tanto la pasta con il pesto che mi cucinerò a Natale. Alla sera dopo aver cenato guardo un po’ di televisione. Ci sono però tante notizie brutte e allora spegno e vado a dormire”.

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